Cenni storici e sul territorio:
Cultura e arte:
– Chiese:
Queste sono alcune delle chiese più importanti di Castronovo:
1091, “Chiesa Madre della Santissima Trinità”, edificata con la trasformazione del preesistente Castello di Castronovo.
XVII secolo, “Chiesa di San Vitale”, nata dai resti della cappella regia, edificata dal Gran Conte Ruggero dopo la liberazione nel 1077.
1523, “Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria”.
1346, “Chiesa di San Francesco”.
1810, “Chiesa del Calvario”.
1624, “Chiesa di Santa Rosalia”.
1621, “Chiesa della Madonna del Rosario”.
1391 ant., “Chiesa di San Pietro”.
1533, “Convento dei Cappuccini e Chiesa di Santa Maria della Bagnara”.
– Convento Dei Pp. Cappuccini:
Il primo Convento dei Cappuccini della Sicilia è stato fondato a Castronovo di Sicilia nel 1533. L’antico Convento dedicato a S. Nicola di Bari sorgeva a tre miglia di distanza dalla Città. Il Convento fu poi abbandonato nel 1609. Il nuovo Convento fu costruito nel 1610 in seguito alla donazione di un benefattore (Don Girolamo Bottoneri Barone di Gelfamuto); si trattava di un pezzo di terra del feudo di Gelfamuto, dove esisteva una piccola Chiesa dedicata alla Madonna della Bagnara nel quartiere chiamato Rakal-biat poco distante dalla Città. Il Convento è stato dedicato a San Nicola di Bari (per ricordo del primo Convento), mentre la Chiesa è stata dedicata alla Madonna della Bagnara. Questo Convento fu santificato dalla presenza di San Bernardo da Corleone che qui operò verso la metà del 1600. Verso la metà del 1700 fu meta del Servo di Dio Padre Gioacchino La Lumia di Canicattì che qui compì gli studi. Il Convento con la soppressione degli ordini religiosi del 1868 è stato chiuso e abbandonato a sé stesso. Nel 1932 il Convento è stato restaurato e reso agibile grazie all’interessamento e all’opera di Fra Vitale Lino da Castronovo di Sicilia (13/09/1868-13/02/1960), un umile Frate cappucino che morì in concetto di santità. I suoi resti riposano nel Convento da lui tanto amato. La Chiesa è ad una navata con abside retta, senza transetto e presenta un impianto planimetrico longitudinale. L’interno manifesta avanzi di decorazioni cromatiche nelle scanalature delle lesene, nei capitelli e nei fregi della cornice. La volta a botte lunettata, mostra i segni degli affreschi nei medaglioni centrali. Tra le opere d’arte vanno ricordate un tabernacolo del secolo XVII in legno attribuito a Frate Agostino Li Volsi (Trapani 1624 -Palermo 1690) e a Frate Vincenzo Coppola da Trapani (Trapani 1626 -Palermo 1684); il tabernacolo è a tre piani, riccamente decorati da intarsi e intagli con volute e motivi floreali e da colonnine ritortili; la statua della Madonna della Bagnara di autore ignoto che secondo il Traina risale al 1117; la bara processionale dell’Assunta realizzata da Michele Pace e Vito Butera entrambi artigiani castronovesi. Nel suo complesso il Convento comprende l’Oasi Fra Vitale realizzato dall’ingegno di Padre Federico Bonanno; l’Oasi è punto di riferimento per quanto riguarda l’accoglienza e l’ospitalità per quanti desiderano ritemprare le energie fisiche e spirituali.
– Architetture Civili:
Castello di Castronovo (1091).
Castello Normanno, fatto edificare dal Gran Conte Ruggero dopo la liberazione del 1077 e ampliato nel 1375 da Manfredi Chiaromonte, conte di Castronovo. Oggi costituisce l’edificio della Chiesa della Santissima Trinità.
Ponte Vecchio.
Il Ponte fu costruito dal Municipio di Castronovo, forse su una costruzione già preesistente. L’appalto per la costruzione dell’opera fu affidato al maestro-muratore Mariano De Tardo, di Caltabellotta, col quale fu pattuita la somma di tarì 19 la canna, con atto del 25 Aprile 1555, rogato dal Notaio Filippo Conti. Il Ponte consta di un’unica arcata esattamente semicircolare. L’arco è strutturato con due ghiere a cunei corradiali che, come i muri delle spalle, sono di calcare chiaro.
Palazzo Giandalia.
Il Palazzo Giandalia rappresenta una delle maggiori espressioni architettoniche del Comune di Castronovo di Sicilia.
L’impianto originale del Palazzo risale al 1200, in seguito a modifiche ha raggiunto nel XIX secolo l’attuale aspetto architettonico. Secondo lo storico Castronovese Tirrito, il Palazzo Giandalia è stato costruito dalla famiglia Alondres sul muro di cinta della “antica città, che includeva una torre di origine Normanna, i cui resti sono visibili nello spigolo destro del prospetto principale. L’edificio con struttura portante in muratura di pietra calcarea.
In origine il piano terra dell’edificio era adibito a magazzino, mentre il primo e il secondo piano erano riservati ad abitazione. Le volte degli ambienti del primo piano sono quasi tutte decorate con affreschi di pregevole fattura attribuiti all’artista Giuseppe Enea, pittore e decoratore del teatro Massimo di Palermo. Nella prima sala vi sono raffigurate le muse della poesia della musica, motivi floreali e personaggi, nella seconda vi è raffigurata la civiltà Greca con delicati motivi floreali, la terza sala oggi destinata a sala convegni è dedicata allo scrittore Antonio Pizzuto dalle origini Castronovesi, vi sono raffigurate sempre motivi floreali, putti, figure femminili e vedute paesaggistiche (attribuibili all’ambiente Napoletano). La parte nord del Palazzo è molto più antica più o meno attribuibile al XVIII secolo le volte sono affrescati da delicati lineamenti floreali con colori soffusi dalle tonalità fredde, tranne quelli con i ventagli cinesi e dalle vedute paesaggistiche Veneziane.
Santo Stefano Di Melia.
Melia, Melin, Mell, Melita (abbreviazione di Monotheus, un solo Dio). Si tratta di un antico casale, risalente al periodo bizantino. Ubicato ai piedi del monte Stagnataro, posto a metà strada tra Castronovo di Sicilia e Santo Stefano di Quisquina. Nello stesso tenimento fino al XII sec. era ubicato un antico monastero basiliano dedicato a Santo Stefano e di cui lo stesso casale portava il nome. Dalla lettera (Epistola XXX) di Papa San Gregorio Magno si hanno notizie di otto monasteri da lui fondati nel tratto di strada che collegava Palermo ad Agrigento. Tra questi monasteri va menzionato quello di Santo Stefano di Melia, inizialmente forse d’ordine benedettino, ma in seguito al consolidamento della presenza bizantina in Sicilia certamente diventato di rito bizantino. Con bolla del 13 Dicembre 1188, Papa Clemente diede alla Chiesa di Santo Stefano il carattere di parrocchialità, per il numero di abitanti molto consistenti.Alla scuola dei cenobi di Santo Stefano furono avviati alle pratiche religiose San Vitale (Patrono di Castronovo) e suo nipote Elia. Il casale sopravvisse sino al 1347 e successivamente venne utilizzato come masseria, nel cui atrio del chiostro sopravvive ancora l’antica fontana monastica. Pare che il monastero sia crollato intorno al 1492. Del ricco patrimonio del monastero resta un Crocifisso dipinto su tavola del 1300 trasferito dal monastero di Melia alla Chiesa di San Vitale e da questa all’ attuale Chiesa Madre.
– Musei:
Museo “Mario Del Monaco”.
Il Museo della Musica è allestito presso Palazzo Gendalia; una mostra permanente con oggetti, abiti di scena, registrazioni, quadri, fotografie dedicate al grande tenore italiano. Via Roma
Museo Parrocchiale.
Il piccolo museo di proprietà ecclesiastica, è situato all’interno della Chiesa Madre, edificio di origini quattrocentesche rimaneggiato nel corso del XVII e del XVIII secolo. Custodisce interessanti argenti di uso liturgico e paramenti sacri di grande bellezza.
Visita: aperto su richiesta.
Ticket: ingresso gratuito.
Tel.: 091 82117115.
Aree archeologiche:
Kassar.
Località sita su un’alta montagna (m 1020), nelle vicinanze di Castronovo (Palermo). Ai piedi della montagna nascono i due maggiori fiumi della Sicilia: fiume Torto (l’antico Himera) che va verso N e fiume Platani (l’antico Halykos) che va verso S. Le due vallate dei fiumi sono state le vie di penetrazione verso l’interno delle due città della costa: Agrigento e Himera, quest’ultima, già sul finire del VI sec., dominata dai tiranni di Agrigento. La posizione, già rinforzata per natura, venne fortificata, certamente da parte degli Agrigentini, con un’opera militare a secco destinata a coprire quei fianchi meno difesi dal terreno. La fortificazione è del solito tipo, con paramenti esterni a grandi conci più o meno levigati e con emplecton formato da pietrame e terra. Mentre la parte bassa della città è difesa da questa linea fortificata, quella alta, l’acropoli, è difesa da due opere militari. Agli angoli importanti della città si trovano le torrette di m 10 × 12, e le stesse difendono le due porte che corrispondono alle due vie naturali: per Agrigento e per Himera. Fondata in periodo arcaico, la città vive fino al periodo bizantino. Tra tutti i centri antichi conosciuti finora dalla letteratura antica il centro fortificato di K. corrisponde alla città di Krastos, menzionata durante gli avvenimenti della ritirata dei misthophòroi siracusani, verso il 453 a. C. (Oxyrh. Pap., iv, 665, ll. 14-22). È conosciuta anche per la grande ricchezza di bronzi, come Polizello.
Prodotti e piatti tipici:
Castronovo può essere considerato un vero e proprio paradiso gastronomico. Acqua in abbondanza, ambiente collinare e temperature miti, favoriscono la crescita di pregevoli essenze che esaltano i meravigliosi formaggi. Fior di garofalo, caciotte sicane, ricotta fresca e salata, salsicce, castrato e pecorino, sono i principali prodotti della zootecnia locale. Pregiata è la carne dei Monti Sicani, prodotta da animali che pascolano in campo aperto. Ottima è la pesca a polpa bianca e ottimo è l’olio d’oliva ricco ed intenso di fruttato. Diverse sono le ricette della cucina locale, tramandata di generazione in generazione e preziosamente conservate e arricchite nel corso della articolata evoluzione storica locale. Pasta e finuocchi sarvaggi, pasta e ricotta frisca, pasta a minescia, pasta cu lu maccu, pasta fatta in casa (gnuocchi, tagliarini e lasagni), condita con salsa fresca e ricotta salata, pasta e frittedda, pomodoro secco sott’olio, sasizza sicca, minescia di ciciri, cutini a stufatu, vavaluci all’agliu e uogliu, stiglioli, sangunazzu, purpetta di sparaci, pitirri, ‘nfriulati, marmellata di zucchine (cucuzzata), che serve da ripieno per i dolci di Natale (pastizzotta), passavulanti, castagnoli, cannola cu ricotta, pignulata, amaretti ed ancora, li taralli, li tetù, li saviardi e li vucciddati di Natali (con ripieno di pasta di fichi).
A Pasqua non possono mancare li picuredda (fatti con pasta di mandorle) e li panaredda. Pregevoli infine sono i meravigliosi ricami delle donne castronovesi, veri e propri capolavori d’arte.
Altri itinerari integrati:
– Kassar – Visita dell’area archeologica dell’altopiano del Kassar.
È possibile ammirare, in particolare, le parti più significative ed attualmente visibili dell’area archeologica, la quale, in realtà, in base a ricostruzioni storiche e studi risulta molto più estesa di quanto appare in superficie. In particolare I ruderi dell’antica cinta muraria della fortificazione; l’area del cosiddetto “Tempietto”: si tratta dei resti di un piccolo complesso monumentale situato nella estremità orientale della cinta muraria; La “Porta Orientale”: era uno degli accessi più importanti della fortificazione, che ne permetteva l’entrata nella parte più bassa posta sul lato Est. La Porta pur essendo rovinata dai secoli è arrivata fino ai nostri giorni in uno stato di conservazione tale da apprezzarne i particolari costruttivi ed è significativa testimonianza della maestosità dell’edificio murario.
– I Fonti:
Fonte Regio.
Monumentale ed imponente, emerge dal contesto edilizio urbano sia per lo schema compositivo architettonico, sia per i pregiati elementi scultorei di cui è arricchito. La costruzione della fontana regia ebbe luogo nel 1567 a ridosso di un dislivello nel quartiere sorto presso l’antico casale di Rakal-biat. Attualmente la fontana si presenta composta da un abbeveratoio di forma rettangolare, lungo oltre 15 mt., che frontalmente è addossato ad un muro di contenimento tripartito in altezza con la parte centrale più alta lateralmente è delimitata da due muri alla cui testata troviamo due elementi architettonici di pianta quadrangolare. Al centro del muro frontale è collocato lo stemma regio. Da testimonianze avute dagli abitanti si apprende che in origine, attiguo alla fontana, esisteva un lavatoio pubblico poi coperto e di cui oggi si sta cercando di riportare all’antico splendore. La pavimentazione della piazza è realizzata con basole.
Fonte Rabato.
Rappresenta un importante emergenza architettonica del quartiere “Batia”, sito nell’attuale Piazza Fontana è stato costruito presso la sorgente Rabat, da cui prese il nome. Attualmente è composto da un abbeveratoio centrale di forma rettangolare, lungo mt. 13, realizzato con grossi blocchi di pietra locale. Frontalmente l’abbeveratoio è addossato ad un muro in muratura di pietrame calcareo. Lateralmente è delimitato da due corpi rettangolari anch’essi in pietrame calcareo. Due vasche ricavate da due blocchi di pietra locale sono collocate simmetricamente a ridosso dei due elementi laterali. Ogni vasca è alimentata da due “cannoli” di metallo con sembianze zoomorfe, innestate in una lastra di pietra su cui sono scolpite due formelle a bassorilievo. Al centro della piazza, di fronte alla fontana, vi è collocato il lavatoio pubblico, un manufatto architettonico a pianta trapezoidale con il tetto a capriate in legno e coppi siciliani. All’interno del lavatoio sono collocate le vasche. La piazza è pavimentata con ciottoli di fiume e basole.
Fonte Kassar.
Le acque della sorgente del Kassar alimentano un’altra fontana sita nello slargo tra la Salita Kassar e l’inizio del Corso Umberto I°, nelle adiacenze della Chiesa del Calvario. Di forma circolare, è collocata in uno spazio di pertinenza quasi semicircolare, delimitato da un muro di contenimento, in muratura di pietrame, di altezza variabile, perchè segue i piani inclinati delle strade adiacenti. La vasca, realizzata con blocchi di pietra, è alimentata da un gruppo erogatore adagiato sul bordo, ricavato da un cubo di pietra bocciardata, sormontato da un elemento a tronco di piramide. Esso è collegato ad un elemento architettonico di pianta quadrangolare sulla cui facciata opposta è collocata una piccola vasca alimentata da un altro “cannolo”. Il manufatto è costituito da una base in pietra, fino all’altezza della vasca; i prospetti sono segnati da due spigoli realizzati con conci di pietra squadrati, tra di essi il paramento murario di mattoni pressati. Il coronamento è definito dall’estradosso di una volta a crociera realizzato con conci di pietra squadrata. La pavimentazione della piazzetta è realizzata con basole, mentre originariamente era di ciottoli.
– Colle San Vitale.
Antico insediamento di origine arabo normanna si sviluppa su un promontorio scosceso da cui si contempla uno stupendo panorama. Oltre al possente Castello di cui si ammirano la parte fortificata e i ruderi di altri ambienti, sarà possibile vedere l’esterno dell’antica chiesa greco-bizantina della Madonna dell’Udienza e la chiesa arabo-normanna del “Giudice Giusto”.
– Rabato.
Quartiere arabo che si sviluppa nelle vicinanze dell’antico “Fonte Rabato”
– I Mulini.
Nel territorio di Castronovo grande importanza hanno avuto i mulini ad acqua, dislocati lungo il corso del fiume Platani. In un territorio così esteso e così fecondo come quello di Castronovo i mulini erano il punto di riferimento di tutto il circondario. I nomi di questi mulini, ancora oggi, sono invariati e quasi tutti portano il nome delle contrade dove sono ubicati. Nel territorio castronovese si contavano ben 24 mulini tra cui: Mulino Batia, Di li du porti, Suttula, Santa Margherita, Giallongo, San Marco, Refalzafi, Scaletta, Ciolo, Ponte vecchio, Mulineddu, Cozzo, Carcarazza, Costa di Santi, San Pietro, Contessa, San Francesco, Di mentina e di sali, Santa Caterina, Sant’Agata, Fontana duci, Mulino a vento arabo ecc.
– Giacimenti Minerari.
Fu rinvenuto nell’agro di Castronovo anche un grosso monolite d’agata di color fastuchino, che divenne ciborio della Cappella Palatina nello stesso Real Palazzo di Caserta. Nel Feudo Savochetta fu invece estratto l’alabastro che servì per l’altare maggiore della Chiesa Madre di Castronovo.
Cave di marmo giallo. Dalle cave di marmo del Kassar di Castronovo sono state prelevate le 98 colonne (lunghezza mt. 15 ciascuna) ed il ciborio che adornano il maestoso portico e la cappella palatina della Reggia di Caserta, capolavoro dell’architetto Luigi Vanvitelli. Carlo III di Borbone e la regina Maria nel 1752 diedero incarico al geologo abate Don Giovanni Battista Vaccarini di effettuare l’estrazione. Il marmo giallo fu utilizzato dallo stesso abate Vaccarini per decorare l’interno di un’altra chiesa importantissima come la Badia di Sant’Agata a Catania (ringrazio per questa segnalazione l’amico Ivan Nicosia). Oltre a queste opere, il marmo giallo del Kassar è stato utilizzato per realizzare la lapide ricordo della celebrazione di Vittorio I Re di Sicilia. Dello stesso marmo è lo stemma collocato sul palazzo municipale di Palermo. Il prezioso marmo, risulta essere stato utilizzato per abbellire alcune Chiese di Palermo ed anche per Castronovo di Sicilia, ad opera di artisti locali che ne hanno lasciato traccia nelle acquesantiere che si trovano in varie Chiese di Castronovo. Il sarcofago che conserva i resti mortali di Fra Vitale Lino è stato voluto in marmo giallo del Kassar per continuare quell’unione spirituale e quell’amore di cui l’umile Cappuccino portava nel cuore della sua amata Castronovo di Sicilia.
– Grotte di Capelvenere.
Le grotte poste sulla collina presso le sponde del fiume Platani, possono ritenersi antiche abitazioni o necropoli di popolazioni preistoriche riconducibili al popolo sicano (VI sec. a.C.), facenti parte di quel patrimonio archeologico conosciuto come abitazioni trogloditiche. La prima perlustrazione scientifica, almeno in tempi recenti, risale al 1743 ad opera dello storico locale Vito Mastrangelo. Stante alla descrizione dello stesso storico pare che le pareti di alcune grotte mostrano alcuni segni geroglifici, alcuni interi e altri in parte distrutti. In fondo alla grotta più grande, dove grondano gocce di acqua, germoglia una pianta denominata Capelvenere da cui la grotta prende il nome; in essa sono evidenti delle alcove scolpite nella roccia. Nello stesso anno il Mastrangelo perlustrò una grotta, oggi con l’ingresso otturato, denominata grotta di Annibale, che si trova in cima alla collina; al suo interno furono rinvenuti segni e simboli figurativi che consentirono allo storico di decifrarne il significato e che lo stesso Tirrito confermò: terra, aria, fuoco, vaso. Da un recente studio effettuato si pensa che in dette grotte di Capelvenere si venerava la dea TANIT.